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Lettera aperta del Presidente Menni

Lettera aperta del Presidente Menni
Il mondo del volontariato e della cooperazione - soprattutto nelle Rsa, nei centri di assistenza per disabili e minori fino all’assistenza a domicilio - opera oggi come negli Ospedali e nei Pronto soccorso

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Una battaglia comune, un impegno di tutti e per tutti. Anche il mondo del volontariato e della cooperazione - soprattutto nelle Rsa, nei centri di assistenza per disabili e minori fino all’assistenza a domicilio - opera oggi come negli ospedali e nei Pronto soccorso. Ovvero in stato di emergenza, senza orari e con grande preoccupata consapevolezza, attenzione, rispetto delle regole pur non protocollate, perché non è facile avere protocolli definiti in
emergenze mai riscontrate.
A questi operatori, agli amministratori di cooperative; di RSA; di associazioni, il grazie mio personale e dell’intera Confcooperative bresciana. Sono decine le nostre associate che già versano in enorme difficoltà logistica, con operatori ammalati a casa o in ospedale, ma che cercano di restare aderenti ai propri compiti, alle proprie responsabilità.
Un sentimento di vicinanza che non è disgiunto dalla constatazione che proprio rispettare le norme emanate dalle istituzioni e regolate dall’intelligente buon senso, significa anche lavorare lungo una filiera - di lavoro, di rapporti, di segnalazioni - riconosciuta e rispettata da ambo le direzioni.
Stonano quindi, mi sia permesso dirlo senza polemica alcuna, prese di posizione sul “cosafare e cosa non fare” giunte agli Enti gestori e ai loro funzionarie dipendenti, per comunicazioni dal sapore ultimativo e, francamente, non consapevole o irrispettoso del lavoro che si sta facendo.
Non posso quindi che considerare errata la diffida mandata dalle tre sigle sindacali, nei tempi e nei modi, qualcuno ci spieghi quali sono gli “standard di sicurezza previsti” per curare in casa un allettato o un disabile psichiatrico in un centro nei giorni del corona virus.
Siamo stati i primi a dire della grave e inaccettabile mancanza dei DPI minimi, ma essere diffidati è sbagliato prima ancora che fuori luogo.
I nostri lavoratori sono in prima linea sia nel pubblico che nelle cooperative o Fondazioni, stanno lavorando per tutti, affiancati quotidianamente da Presidenti e Amministratori volontari che, come possono, devono rispondere a esigenze e responsabilità crescenti prima e dopo l’ospedale.
Se l’idea è chiedere a eroici (pur non intervistati da TV) lavoratori del territorio di lasciare soli quanti abbisognano di assistenza, occorre sapere che nessuno ne ha la minima intenzione.
Quindi senza clamori e senza polemiche, credo che ogni presidente di cooperativa, ogni direttore, ogni cooperatore e ogni dipendente abbia maturato precise consapevolezze,
riorganizzato il proprio lavoro sul campo, utilizzando prudenza e attenzioni come richiesto e come possibile.
Inutile appare, quindi, il sovraccaricare di sollecitazioni e perentori divieti (a volte persino inapplicabili).
E, allora, forse vale la pena abbassare i toni, alimentare la necessaria ed esatta filiera di trasmissione delle richieste, coordinarsi con reciproca attenzione paritaria, perché tutti sono
impegnati a seguire il più e il meglio di quanto necessario fare. In questa situazione l’unica soluzione possibile è collaborare, cooperare al meglio, anche con il mondo sindacale che ha
una virtuosa e ricca storia con noi e con la responsabilità sociale e civile che ha distinto la nostra Brescia.
Abbiamo bisogno di sentirci vicini, non lontani, nel massimo rispetto della salute di chi lavora e di chi è ospite nelle strutture.
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